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Mulino dei Frati Asciano

Mulino dei Frati

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DESCRIPTIVE INFORMATION

Ultimo mulino della vallata della Lama, oltre il quale, sempre fuori dalle mura, c'era soltanto quello della Comunità, non lontano da Piazza del Grano, quasi alla fine del percorso della Bestina, alla sinistra del torrente sorge questo Mulino dei Frati, così denominato perché appartenuto al vicino convento di Sant'Agostino. È ubicato sulla stessa strada di campo che scende dal Mulino dei Lanci, di poco più in alto di questo, con il quale condivide la stessa attuale sorte di fatiscenza, oltre alla medesima proprietà, come avvenuto ininterrottamente negli ultimi due secoli.

Per la sua storia ci viene incontro la ricerca, citata in calce, che l'archeologo Francesco Brogi, insieme ad altri, effettuò poco più di un anno or sono in occasione di una mostra documentaria sui mulini ascianesi. Egli identifica questo mulino, con buona probabilità, con quello trecentesco appartenente a Balduccio Vive (ricordato fin dal 1322) vicino al mulino di Bacco del Priore, che abbiamo giù visto essere presumibilmente il Mulino dei Lanci. Probabilmente il mulino oggetto di questo capitolo era utilizzato anche per attività metallurgica, dato che era dotato di un "capud maglium", ossia di un capo maglio.



Dopo le attestazioni dell'anno 1348, quando forse era già possesso, come l'altro, dei frati agostiniani, ne ritroviamo menzione in documenti di diversi secoli successivi: agli inizi mdell'Ottocento, probabilmente in seguito alle soppressioni napoleoniche di enti religiosi, fu acquistato da Jacopo Vegni insieme al Mulino dei Lanci, poi, alla fine del secolo, sempre seguendo la medesima sorte dell'altro mulino, dopo essere stato donato in eredità all'Istituto Vegni di Capezzine, è acquistato dai Cartoni, famiglia che già ne aveva la gestione, e che oltre a questo gestiva almeno altri quattro dei mulini di Asciano.



I Cartoni dopo un paio di decenni lo affittarono a loro volta, dato che un documento del 1928 registra Costantino e Giuseppe Parri come mugnai affittuari, rispettivamente, dei mulini dei Lanci e dei Frati. Costoro erano anche impegnati direttamente nel commercio di farine. L'attività del Mulino dei Frati continuò fino agli anni Cinquanta, quando ospitò un'officina di fabbri, Neri e Renato Mencarelli, che sfruttavano la forza motrice dell'acqua per far lavorare i loro arnesi. Poi l'abbandono, il degrado e l'attuale fatiscenza.



Bibliografia:

BROGI F. et alii, "Vie d'acqua, vie di terra. Il percorso dei mulini di Asciano", Tip. Rossi, Sinalunga, pp. 113-115.