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Sant’Alberto a Montalceto Asciano
CHIESE E MONASTERI
RECAPITI E ORARI
Sant’Alberto a Montalceto
Biglietto da visita (vCard)
Salendo per circa due chilometri e mezzo, dopo aver oltrepassato l'Aia Vecchia di Montalceto, in mezzo al bosco troviamo come in un incantesimo, la bellissima chiesa romanica di Sant'Alberto. Questa meraviglia architettonica sorge sul colle dov'era situata la comunità di Montalceto, non molto lontano dalla torre, che è di essa l'unico manufatto residuo.
Probabilmente fu fondata come eremo, ma le notizie intorno a questa chiesa romanica, che sicuramente non era lontana da tutto, sono abbastanza scarse, così come quelle relative al santo a cui è dedicata. La fonte più accreditata a cui riferirsi, appare il Dizionario Repetti che, recita: "La chiesa, ora parrocchia de' SS. Sabino e Alberto di Montalceto, nel secolo XII era un eremo sottoposto al pievano di Asciano, cui per bolla del Pontefice Alessandro III fu confermata con molte altre chiese di quella giurisdizione. Il qual eremo crebbe in celebrità dopo che il beato Alberto eremita Camaldolense qui in penitenza visse, e qui santamente morì verso il 1150.
Don Umberto Meattini è uno dei pochi a riportare notizie sull'esistenza di questo santo, e in un suo studio del 1974 afferma che esso fu il primo discepolo di San Guglielmo di Malavalle. Pare che Alberto da Montalceto, prima di darsi all’eremitaggio, si sia recato in pellegrinaggio alla tomba di San Giacomo situata nel Santuario di San Michele sul Gargano e in Terra Santa..
In un secondo momento, come è testimoniato un testo del XIV secolo, Alberto si unì a Guglielmo di Malavalle. Ciò avvenne dopo una breve esperienza in ambito camaldolense, ma dopo aver abbracciato per un periodo i dettami dei guglielmiti, decise di intraprendere un cammino personale. L’eremita ascianese avviò così una sua ricerca di percorso spirituale al di fuori degli schemi convenzionali degli ordini monastici. Qualcosa probabilmente simile a quanto perseguito anche da Galgano di Chiusdino.
Tornando a Sant'Alberto, occorre sottolineare che dopo un'intensa vita di avventure e di devozione, preferì “tornare a casa” rifugiandosii in un poggio contiguo al Castello di Montalceto, sua patria d’origine, Il Santo consumò in quel luogo la sua vita di penitenza per più di vent’anni.durante i quali, oltre a costruire un eremo, operò alcuni miracoli e costituì una sua comunità.
La chiesa di Sant’Alberto è a navata unica, con abside ad est e copertura a capanna. In occasione del recente restauro, il tetto è stato modellato secondo l'ipotizzata copertura sostenuta da capriate lignee. Le pareti interne ed esterne sono realizzata con conci ben lavorati, squadrati, di pietra arenaria e blocchi di calcare disposti in corsi regolari. Su alcune pareti interne sussistono zone intonacate che impediscono un esame completo della stratigrafia della parete stessa.
La Cappella di Sant’Alberto è stata restaurata in tempi recenti da Simonpietro Salini, proprietario di Montecalvoli e del Castello di Gallico.
Essa è raggiungibile con una bella passeggiata attraverso alcuni sentieri esistenti nel bosco che la circonda.
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