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Ambrogio Lorenzetti
PITTORE (poco prima del 1300 - 1348)
Scuola Senese
RECAPITI E ORARI
Biglietto da visita (vCard)
Con lui e con suo fratello Pietro si conclude la grande stagione artistica senese del XIV secolo. Le notizie sulla sua vita sono poche e imprecise. Sembra certo che egli fosse il minore dei due e che entrambi appartenessero alla bottega di Duccio di Buoninsegna Sebbene influenzato dalla pittura senese, Ambrogio, però, si accosta agli stilemi giotteschi. Oggi, l’identità artistica dei due fratelli è molto chiara e la critica tratta con distinzione due personalità che, dal punto di vista pittorico, hanno ben pochi tratti in comune. Altrettanta chiarezza non si può riscontrare nelle nozioni che i contemporanei e gli storici rinascimentali ebbero sui due fratelli, se è vero che Vasari ignora la loro parentela e sembra preferirgli il fratello Pietro, mentre il Ghiberti ne loda capacità, umanità e saggezza, definendolo altrimenti dotto che nessuno degli altri e ponendolo al di sopra di Simone Martini La prima opera accreditata di Ambrogio risale al 1319. Si tratta di una Madonna con bambino dipinta per la chiesa di Vico l'Abate, piccola località nei pressi di Firenze. Da questa data in poi si può supporre che Ambrogio, pur provenendo da Siena, lavori in Firenze. La sua presenza in città è forse più che saltuaria, se nel 1327 viene immatricolato nell'Arte dei Medici e degli Speziali, che da quella data include i pittori e della quale fa parte lo stesso Giotto. Ambrogio, dunque, lavora assiduamente a Firenze e nella sua città natale, spesso in collaborazione col fratello. La sua reputazione di pittore risulta essere ottima e la critica accredita una forte influenza della pittura di entrambi i Lorenzetti sia in patria che fuori. La scuola senese conserva a lungo l'impronta dei due maestri e produce molti loro seguaci. Del 1337-39 sono i celeberrimi affreschi del «Buono e Cattivo Governo» nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena. Non si può esitare a definire questa vasta rappresentazione, che più di ogni altra ha dato fama all'artista, come un vero e proprio capolavoro universale, anche se si riscontrano in essa caratteri in parte diver si dalla restante pittura di Ambrogio; vi dominano infatti concetti morali, in certo modo imposti dai committenti, i quali però, se non appartennero alla diretta iniziativa di Ambrogio, trovarono certo nell'animo dell'artista una pronta rispondenza, una appassionata e consapevole partecipazione alle vicende del proprio tempo, peraltro sempre sostenuta dal fuoco ardente di una fervida fantasia. Nel 1347, l'anno prima della morte avvenuta nella terribile peste del 1348, Ambrogio viene eletto membro del Consiglio dei Pacieri di Siena, carica che probabilmente gli viene conferita per la sua fama di grande pittore.